Cosce o coscie

Cosce o coscie, come si scrive e non sbagliare

Cosce o coscie è molto simile a fasce o fascie, abbiamo il plurale sostantivo femminile di una parola che finisce con -scia. La i decade rendendo sbagliata la parola coscie.

Quindi

Cosce è la forma corretta, plurale di coscia
Coscie è una parola che non esiste, è sbagliata. Purtroppo viene spesso pronunciata e usata nel linguaggio sbagliato per tre motivi:

  • non conoscenza della forma plurale esatta
  • per il sentito dire frequente, si usa più coscie che cosce anche per declinazioni dialettali
  • per la difficoltà di far uscire un suono senza ì sul finale sce.

Cosce o coscie: l’origine latina della parola

Nei dizionari contemporanei, coscia che al plurale diventa cosce intende una porzione dell’arto inferiore tra l’anca e il ginocchio. Deriva dal latino CòXA, collegamento tra tra anca e ginocchio.

Per gli animali macellati, si usa anche il termine maschile: coscio o cosciotto che al plurale diventano cosci e cosciotti.

Il Cosciale invece, oggi lo intendiamo come parte dell’indumento che ricopre le cosce negli sport, ad esempio l’hockey. Per l’antichità era la parte delle armature con la stessa funzione.

L’uso di coscie e i linguaggi letterari

Il lessico è strettamente legato alla letteratura, in molti casi troveremo scritto coscie invece che cosce riportato correttamente all’interno di una frase in dialetto o un testo che usa un linguaggio dialettale oppure arcaico o in disuso. La punteggiatura è sempre importante per contestualizzare frasi, parole, parti di un discorso.

Da un manuale del 1562, scritto da M. Cladio Corte di Pavia dedicato ai cavalli, in un’epoca di carrozze e cavalieri.

Dico adunque, che il numero delle vene nel corpo del cavallo è in cotal modo distinto. Prima nel palato sono due vene; sotto à gl’occhi due; & si dimandano suboccularie; nel petto due; nelle congiunture delle spalle due; e delle coscie due; di sotto i cerri quattro; ne taloni due; nelle corone de piedi quattro; nelle parti di dentro delle coscie di dietro quattro; di sotto la gambe due. Et sono in somma (secondo Vegetio) vene venti nuove. Et l’ossa sono in tutto cento settanta

Potremmo aggiungere, testi di arte e medicina con trattati di anatomia o fenomeni scientifici. E’ il caso d Carlo Matteucci, 1844, Fenomeni Fisico-Chimici del corpi viventi.

Eccovi dunque una pila di mezze coscie di rana, una estremità della quale è formata dalla superficie esterna del muscolo, l’altra dalla sua superficie interna. Verso nelle due cavità della tavola dell’acqua leggermente salata o anche dell’acqua distillata, immergo in esse le due estremità del galvanometro, e ne vedo immediatamente

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