“Ed è subito sera” è il celebre componimento che dà il titolo al libro più significativo della produzione di Salvatore Quasimodo: uscito nel 1942, in poco tempo è diventato un vero e proprio manifesto della poesia dell’ermetismo. Già pubblicata nel 1930 come strofa di una poesia più lunga (Solitudini), Ed è subito sera apre l’omonimo volume ed offre, in soli tre versi, la descrizione esistenziale e simbolica di un doloroso tramonto.
Ed è subito sera: il testo e l’analisi
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.
Si tratta di una poesia estremamente breve ma al tempo stesso di interpretazione molto profonda. Il componimento non offre alcun dettaglio concreto, né antefatti temporali o riferimenti narrativi a qualsivoglia situazione: è un astratto spaccato delle percezioni surreali di Salvatore Quasimodo. L’io del poeta non è definito nella poesia: il soggetto Ognuno, infatti, si riferisce ad una sorta di esperienza spirituale condivisa dall’intero genere umano, e basata su una profonda sensazione di dolore comune. È lo sradicamento dell’io, del poeta come dell’essere umano, che deve confrontarsi con un vivere che è fonte di dolore: l’uso di immagini crude e prive di dettagli serve appunto a trasmettere la visione di un mondo che è fonte di tormento e di problemi. Ed infatti, anticipando qui la parafrasi, il primo verso è solitudine, il secondo è dolore fisico, il terzo è morte.
Nonostante la poesia risalga al 1930, è presumibile che Quasimodo l’abbia scelta per esprimere il dolore ed il disappunto per un’umanità segnata dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale: in un saggio del 1946, infatti, sarà lo stesso poeta a dare la chiave di interpretazione della propria opera. Cioè rifare l’uomo, mondarlo dalla barbarie della guerra e ricostruirlo, anche in senso artistico. Nel suo pensiero, e nella poesia, vi è la traccia di quella critica al ruolo passivo del poeta moderno, che si estranea dalla vita per dedicarsi ai suoi giochi letterari. Rifare l’uomo, ma anche il poeta.
Ed è subito sera: riassunto corredato da commento
Essendo la poesia molto breve (3 versi), la parafrasi in sé non risulta complessa: Ognuno di noi si trova su questa terra in condizione di solitudine, sorpreso con dolore dai dispiaceri della vita, poco prima del sopraggiungere della morte. Se la parafrasi può apparire breve, in realtà c’è tanto di quel simbolismo dietro ai versi da aver richiesto pagine e pagine di commenti e analisi nelle antologie di letteratura italiana. Per questo motivo, è necessaria un’ulteriore e approfondita analisi.
Primo verso: il verso iniziale è fortemente apodittico, in quanto annuncia una verità indiscutibile (la solitudine esistenziale condivisa da tutti gli uomini) che, nelle idee del poeta, non può mai essere messa in discussione. Tutto ciò, come detto sopra, deriva dell’utilizzo dell’Ognuno e dall’espansione delle proprie sofferenze esistenziali, per osmosi, all’intero genere umano. L’utilizzo dell’espressione Cuore della terra radica la sofferenza umana alla vita stessa, simbolicamente intesa come la presenza sulla terra: trattandosi di cuore, poi, tale sofferenza è così profonda da non poter essere né evitata né risolta. Se non con la morte. La parola cuore, tra l’altro, è stata spesso utilizzata da Salvatore Quasimodo: normalmente legata a contesti piacevoli, nel nostro poeta assume sempre un tono cupo e doloroso.
Secondo verso: è il verso che più di tutti colpisce il lettore, per la sua carica di sofferenza e per la dissonanza fra un qualcosa (il raggio di sole) che normalmente è fonte di gioia e di rinascita, ma che nel caso di Quasimodo si trasforma in una lama che impietosamente dona la morte. Quelle poche parole bastano per causare a chi legge un immediato accostamento di fastidio, davvero particolare considerato che, appunto, si parla di un raggio solare. Da notare che il tramonto in sé viene omesso dalla poesia, il che contribuisce a dare una sensazione di velocità a questo gesto mortale della vita.
Terzo verso: il terzo verso è probabilmente il più intuibile. Il tramonto, infatti, nella nostra lunghissima tradizione letteraria è sempre stato accostato al sopraggiungere della morte: nel caso di Quasimodo, però, la morte è solo l’inevitabile conseguenza della vita, e assume un connotato quasi liberatorio.
Ed è subito sera: le figure retoriche
Normalmente una poesia vive di figure retoriche: Ed è subito sera non fa eccezione, ma data la sua brevità testuale, l’analisi di tali figure risulta breve. Il testo, comunque, riesce a raccogliere un campionario di figure abbastanza vario, presentando metafore, allitterazioni, analogie e assonanze.
La prima figura retorica è una doppia metafora. Cuor della terra, come già spiegato, indica la situazione di radicamento dell’uomo alla vita: si tratta in questo caso di una metafora astratta. A livello retorico, però, occorre sottolineare che Cuor della terra è anche una metafora di personificazione: la terra, infatti, viene trasformata in un essere vivente, in quanto possiede il cuore. Inoltre, trattandosi dell’organo per eccellenza che permette la vita, qui cuore assume una rilevanza ancora maggiore nell’indicare la vita. Una vita che, però, è fonte di amarezza e dolore. All’interno del primo verso troviamo anche una allitterazione (sta solo sul), meno significativa a livello simbolico ma fondamentale per la musicalità e la scorrevolezza della poesia.
Il secondo verso è un’intera metafora: il raggio di sole che trafigge l’uomo è una metafora iperbolica, ma anche fisica. Anche per questo si può parlare contemporaneamente di sinestesia. Il raggio solare, normalmente impalpabile, qui diventa un’arma che la vita utilizza per colpire e uccidere l’essere umano. Trattasi di una metafora di fortissimo impatto emotivo. Inoltre il secondo verso ha molti richiami allitteranti, soprattutto grazie al suono /r/.
Anche nel terzo verso è presente una metafora, stavolta contestuale: la sera diventa la morte non per diretto collegamento con altri elementi testuali, ma per l’intuizione che deriva dalla lettura dei precedenti due versi. Inoltre, nell’ultimo verso, la parola Sera crea consonanza con Sole nel secondo verso, e al tempo stesso è un magistrale esempio di antitesi: il sole inteso come la vita, la sera come la morte.
Ed è subito sera: lo stile
La forma metrica è composta da versi liberi di varia misura: un dodecasillabo, un novenario ed un settenario. Il lessico è semplice e ridotto all’essenziale: questo però non gli impedisce di contenere numerose allusioni e simbolismi. Fondamentali, per la comprensione del significato, risultano alcune parole chiavi: Ognuno, solo, sole, sera. Il ritmo è incalzante.
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