Arancie o arance? Il dubbio riguarda la regola della formazione del plurale nelle parole che terminano con le sillabe -cia e -gia, come goccia, denuncia, frangia, minaccia, doccia, ed altre.
Se non si conosce la regola precisa, in questi casi è facile cadere in inganno perché il suono, durante l’emissione vocale di “arancie” o “arance”, è il medesimo.
Arancie o arance: la regola
La regola da seguire, per fugare ogni dubbio e non incorrere in un errore grave, è questa: in tutte le parole terminanti con -cia e -gia, se la lettera che precede il gruppo è una vocale, il plurale sarà in -cie o -gia.
Quindi nel caso di arancia è la n, il plurale sarà in -ce o -ge, quindi arance.
Altre parole in cui si applica la medesima regola sono buccia/bucce, doccia/docce, frangia/frange, pancia/pance, pronuncia/pronunce, roccia/rocce, spiaggia/spiagge.
Ancora camicia/camicie, ciliegia/ciliegie, fiducia/fiducie, malvagia/malvagie, socia/socie, valigia/valigie e così via.
Arancie o arance: altri esempi (eccezioni)
La regola, per quanto banale, non vale in assoluto. Infatti, ci sono delle eccezioni: se si prende in considerazione una parola accentata sul gruppo finale -cia o -gia, come farmacia o bugia, con l’accento tonico sulla “i”, qualsiasi sia la lettera che lo precede, sia consonante che vocale, il plurale sarà in -cie o in -gie.
Quindi, parole come farmacia e bugia formeranno il plurale in farmacie e bugie.
Nell’italiano contemporaneo, tuttavia, sono considerate accettabili anche le forme come ciliege, valige, e provincie, segnalate dai dizionari come corrette e alternative a quelle del tipo ciligie, valigie e province.
La cosa migliore da fare è controllare i plurali difficili sul vocabolario: oltre a indicarvi la forma giusta, esso avverte che, accanto ai plurali considerati corretti, anche alcune forme alternative sono ormai usate e largamente accettate.