Sono una creatura è un componimento di Giuseppe Ungaretti che, come altri, è stato scritto durante la Prima Guerra Mondiale. Il poeta costruisce la poesia attraverso una più similitudini e termina con una famosa espressione: “la morte si sconta vivendo”.
Come altri componimenti (Veglia, San Martino del Carso e Fratelli) la scena è quella della guerra e della trincea dove Ungaretti sta con i “compagni” di guerra.
Sono una creatura – Testo
Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo
Sono una creatura – Riassunto
La prima strofa è costruite su un’unica similitudine (pietra), in questo caso però balza all’occhio l’anafora “così” infatti la sua ossessiva ripetizione (ben 5 volte) genera una gradazione di segno negativo (da fredda a disanimata) attraverso un climax crescente.
Il secondo termine di paragone (pianto) suscita un senso di attesa dell’ultima breve strofa che propone uno dei più celebri ossimori della poesia ungarettiana, che ancora una volta fa leva sulla contrapposizione vita/morte: la morte / si sconta / vivendo.
Sono una creatura – Analisi
Alcuni concetti essenziali, che ritroviamo anche negli altri componimenti, sono:
- essenzialità, mancanza di rime ed estrema scarnificazione della parola;
- costruzione del contenuto su una grande similitudine;
- ripresa del tema della vita al termine del componimento (fratelli, vita, vivendo).
Sono una creatura – Commento
Come nella poesia San Martino del Carso, anche qui Ungaretti inserisce nel testo della poesia una precisa collocazione geografica; in questo caso si tratta del monte San Michele.
Questi sono territori particolari ed ancora oggi profondamente tristi; questa zona infatti (vicinissima a Sagrado il comune dove oggi è incluso San Martino del Carso) è disseminata di trincee, camminamenti, caverne e gallerie che ricordano ed ospitano ogni anno le commemorazioni riguardo la Prima Guerra Mondiale.
La funzione di questa poesia è quella di eternare il significato di cosa significhi “fare la guerra” e partecipare in prima persona ad un conflitto del genere. Anche se un giorno i “veri” testimoni non ci saranno più, quello che avranno lasciato sarà quanto meno utile per ricordare ciò che è accaduto.
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