Continuando con la nostra rubrica sull’analisi logica e sui complementi, ci occupiamo adesso del complemento di paragone.
Per comprenderlo correttamente vedremo inizialmente gli aspetti fondamentali come ciò che indica e le domande a cui risponde, per poi passare alla pratica con qualche esempio concreto.
Al pari degli altri complementi, anche questo aggiunge delle informazioni alla preposizione. Ma cosa? Scopriamolo insieme.
Cosa indica il complemento di paragone? A quali domande risponde?
In particolare, il complemento di paragone, detto anche secondo termine di paragone, indica le cose, le persone o gli animali messi a confronto con il primo termine.
Questo confronto può avvenire attraverso un comparativo di maggioranza, di minoranza o di uguaglianza.
Per identificarlo correttamente all’interno di una frase, è importante conoscere le domande a cui risponde e questo vale per tutti i complementi.
In questo specifico caso le domande sono le seguenti: più o meno di chi o di che cosa? Tanto quanto chi o che cosa? Come chi? Come che cosa?
Trattandosi di un complemento indiretto, questo viene sempre preceduto da alcuni elementi, tra cui:
- Preposizione semplice “a“, anche in forma articolata, quando ci sono i comparativi superiore e inferiore. Es: in fatto di estensione vocale Sara è superiore a Martina.
- Preposizione “di” sia in forma semplice che articolata in caso di comparativi di maggioranza o minoranza. Es: nel nuoto Marco è sempre stato più bravo di Andrea.
- Congiunzione “che” quando c’è un paragone tra due aggettivi riferiti alla medesima cosa o persona. Es: credo che questa poltrona sia molto più bella che comoda.
- Dall’avverbio “quanto” e dalla congiunzione “come”, con i comparativi di uguaglianza. Es: quel diamante è tanto bello quanto costoso.
Un errore abbastanza diffuso consiste nel creare confusione tra il complemento di paragone ed il complemento partitivo.
Per non sbagliare, ricorda che il primo dipende da un comparativo mentre il secondo dipende da un superlativo relativo.